Pubblicato il 21/01/2019
ATTUALITÀ
Salvataggio migranti ph. repertorio

Quei naufraghi in mare di cui Pilato si lava le mani



Il racconto drammatico di un giorno di ordinaria indifferenza:  cento naufraghi "invisibili", in balia delle onde su un barcone in avaria, che ieri hanno tenuto con il fiato sospeso per la loro sorte: dopo un tira e molla alla fine sono stati soccorsi a 50 miglia dalle coste, da un cargo della Sierra Leone, per essere riportati a Misurata, in Libia. Cioè  nell'inferno libico da dove fuggivano. Dopo il danno la beffa.


di Giacomo Belvedere

Salvati per essere riportati da dove fuggivano, dall'inferno libico. Dopo il danno la beffa. Sono un centinaio i migranti, in balia delle onde su un barcone in avaria, che ieri hanno tenuto con il fiato sospeso: sono stati soccorsi a 50 miglia dalle coste, da un cargo della Sierra Leone, per essere riportati a Misurata, in Libia. Soddisfatto palazzo Chigi, che aveva sollecitato la guardia costiera libica affinché effettuasse quanto prima l'intervento. La Guardia costiera italiana, sottoposta ieri a una mail bombing, una pioggia di email che chiedevano di intervenire per salvare i naufraghi, ha precisato che "come previsto dalla normativa internazionale sul Sar ha immediatamente contattato la Guardia Costiera libica, nella cui area di responsabilità era in corso l'evento, che ha assunto il coordinamento e non potendo mandare propri mezzi perché impegnati nei precedenti soccorsi, ha inviato sul posto il mercantile della Sierra Leone".

L’odissea dei cento naufraghi è stata raccontata ieri, in diretta  da Alarm Phone, il sistema di allerta telefonico utilizzato per segnalare imbarcazioni in difficoltà.


Alarm Phone commenta amaramente l'esito della vicenda: La guardia costiera italiana e altre autorità hanno confermato il salvataggio della barca in pericolo da una nave mercantile. Abbiamo sentito che il porto per lo sbarco è Misurata, in Libia. Ciò violerebbe il diritto internazionale e invierebbe le persone, dopo oltre 24 ore in mare, di nuovo all'inferno della Libia”.

Il Papa ha espresso ieri, all’Angelus il proprio dolore per le vittime nel Mediterraneo: “Penso alle 170 vittime dei naufragi nel Mediterraneo: cercavano un futuro per la loro vita, vittime forse di trafficanti di esseri umani. Preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo”. Lo ha detto il Papa all’Angelus definendo la tragedia nel Mediterraneo tra i suoi “dolori nel cuore”.


CRONACA DI ORDINARIA INDIFFERENZA

Questo il resoconto drammatico dell’odissea dei cento naufraghi, raccontato dai tweet di Alarm Phone ieri. 

“Ore 0:00 di questa mattina, siamo stati allertati da 100 persone su una barca che attraversa il Mediterraneo. Alle 11 abbiamo ricevuto la prima posizione. Sono 60NM in mare aperto (Libia), ma la situazione è calma”

Tra l’1:40 e le 12:20 la situazione è precipitata: “Le persone sono state sempre più in preda al panico. Volevano informare le autorità, ma non i libici. Abbiamo dato consulenza legale, spiegando loro che la Libia e l'Italia avrebbero rivendicato la responsabilità della Libia per la zona in cui si trovano”.

Ore 12:2 un annuncio tragico: “Abbiamo ricevuto una nuova posizione. Sono 12NM più orientale ora ed hanno problemi di navigazione. Un bambino è incosciente o deceduto. La barca sta prendendo in acqua. Vogliono che chiediamo aiuto, a prescindere da ciò che significherebbe per un possibile ritorno in Libia”.

Ore 13:50: “Abbiamo sempre più difficoltà a calmare le persone chiediamo alle autorità di decidere chi è il responsabile, un'autorità capace di coordinare le operazioni di SAR e che rispetti la legge internazionale. È inaccettabile che la legge sia violata e la gente lasciata a morire a causa di giochi politici”.

Ore 14:10: “Sia Roma che Malta ci dicono di far riferimento a Tripoli come autorità responsabile. Finora, non abbiamo ricevuto alcuna reazione da Tripoli. Non possiamo nemmeno confermare che hanno ricevuto il nostro messaggio. Abbiamo iniziato a chiamare tutti i numeri di telefono conosciuto-finora senza successo”.

Ore 18:00:  “Le persone a bordo si spaventano sempre più perché credono di morire. Abbiamo cercato di rassicurarli che tutti sono informati e anche che hanno una copertura mediatica in crescita, ma uno di loro ha risposto: "non ho bisogno di essere al telegiornale, ho bisogno di essere salvato."

Ore 22.00: Abbiamo appreso dai media italiani che un vascello mercantile sotto la bandiera della Sierra Leone è stato inviato da Tripoli. Potrebbe essere la SHAM LADY, poiché hanno mutato rotta, poco dopo che li ha contattati”.


Il commento , per l’esito delle vicenda è amarissimo: soddisfa gli standard internazionali e regolarmente viola la legge internazionale. Anche se non accettiamo la loro autorità, siamo costretti a cercare di informarli circa la barca in difficoltà dal momenti che le autorità europee rifiutano la responsabilità, ma ancora nessuno si è impegnata a un'operazione SAR. L’Europa paga milioni di euro alle per prendere persone in fuga, ma non riescono nemmeno a gestire una linea telefonica. Tentiamo di informarli solo perché tutte le autorità europee rifiutano la responsabilità delle persone in difficoltà. Li vogliamo al sicuro, e non di nuovo in gabbie disumane”.

Anche il commento di Sea Watch è caustico: “La cosiddetta guardia costiera libica non salva le persone, come si definisce un salvataggio-"portare le persone in un luogo di sicurezza". La Libia non è un posto così, certamente non per i migranti! Si verificano abusi sistematici dei diritti umani, tra cui torture, stupri, estorsioni e omicidi.

Sono complessivamente 393 immigrati recuperati dalla Guardia Costiera libica nella giornata di ieri. Lo fa sapere il Viminale. In particolare, 143 sono stati riportati a Tripoli, 144 a Misurata, 106 ad al-Khoms.

Abbiamo applicato la legge: è questa la parola d’ordine del Governo italiano. Anche Pilato applicò la legge. E per scrupolo di coscienza si lavò le mani e scrisse puntigliosamente, e come prescriveva il diritto romano, la motivazione della condanna nel titulus sulla croce. Che tutti sapessero che lui faceva le cose per bene. E, lavandosi  le mani, pensò erroneamente di lavarsi anche la coscienza.

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