Pubblicato il 14/06/2019
CULTURA

Caltagirone, nel nome di Sturzo rinasce la nostalgia del Grande Centro?



Il progetto del convegno sturziano che inizia oggi a Caltagirone è ambizioso: mettere insieme, nel nome di Sturzo, tutti i pezzi del frastagliato arcipelago che è oggi il movimento cattolico in Italia per una “visione prepolitica”. Ma si notano alcune assenze, che non ci dovrebbero essere; e presenze che invece ci sono e che, in chiave prepolitica, non dovrebbero esserci. Nostalgia di un Grande centro?  


di Giacomo Belvedere

È ancora attuale il pensiero di don Luigi Sturzo? È ancora attuale la sua visione politica? Sono domande a cui intende rispondere il convegno internazionale “L’attualità di un impegno nuovo”, che si terrà a Caltagirone il 14-16 giugno. «A cento anni dall’Appello “Agli uomini liberi e forti”, che ha rappresentato la base del progetto politico del Partito Popolare Italiano si spiega in una nota Stampa -, tutte le principali associazioni, enti, università, movimenti, organizzazioni del mondo del lavoro che  s’ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa, “uniti e insieme”, attualizzeranno l’Appello».


Impegnati 36 esperti, 12 relatori, invitati il cardinale presidente dei Vescovi europei Angelo Bagnasco e il presidente dei Vescovi italiani Gualtiero Bassetti, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e del Partito Popolare Europeo Joseph Daul, che «rifletteranno sui 12 punti del Programma dell’Appello, per individuare un percorso culturale e sociale in grado di offrire una risposta alle sfide che il Paese si trova ad affrontare».

UN PROGETTO AMBIZIOSO - L'evento è organizzato da un Comitato Promotore e Scientifico, in Roma, rappresentato da: Salvatore Martinez, Presidente della Fondazione “Casa Museo Sturzo” e del Polo di Eccellenza della Promozione Umana e della Solidarietà “Mario e Luigi Sturzo” in Caltagirone; Nicola Antonetti, Presidente dell’Istituto “Luigi Sturzo” di Roma; Matteo Truffelli, Presidente dell’Azione Cattolica Italiana; Francesco Bonini, Rettore dell’Università LUMSA; Gaspare Sturzo, Presidente del “Centro Internazionale Studi Sturzo”; Lorenzo Ornaghi, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione “De Gasperi”; mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale e Presidente della Commissione storica per la Causa di Canonizzazione di don Luigi Sturzo - e da un Comitato Organizzatore, costituito dal Comune e dalla Diocesi di Caltagirone e dalla Regione Siciliana.

L’Incontro si concluderà, domenica 16 giugno, con un dialogo tra Ferruccio De Bortoli e Stefano Zamagni, e una Dichiarazione finale dopo le conclusioni proposte dai 7 membri del Comitato Promotore – Scientifico, «per chiedere alla politica di rimettere al centro la famiglia, la persona, il lavoro, il bene comune».

Il progetto è ambizioso ed è chiaro: mettere insieme, nel nome di Sturzo, tutti i pezzi del frastagliato arcipelago che è oggi il movimento cattolico in Italia. Dopo che nel novembre 1995, al Convegno ecclesiale di Palermo, Giovanni Paolo II sdoganò il legittimo pluralismo politico dei cristiani e pose fine alla stagione del partito unico dei cattolici, il movimento cattolico italiano si è diviso in mille rivoli, stentando a ritrovare una bussola comune. “La Chiesa – affermò Wojtyla– non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito”. Legittimo dunque il pluralismo politico dei cristiani, ma esso, precisò il papa - “non ha nulla a che fare con una diaspora culturale dei cattolici”. Diaspora che, tuttavia, non è stata evitata.


IL NUOVO NON EXPEDIT - Oggi la situazione per certi versi è simile a quella che si aveva 100 anni fa: il cattolicesimo italiano vive una nuova stagione del non expedit. Con una significativa differenza: allora il divieto ai cattolici di partecipare alla vita politica veniva dalla gerarchia; oggi è piuttosto un sentimento diffuso nella base dell’associazionismo cattolico: “non conviene” impegnarsi in politica, troppo alto il rischio di perdere la propria verginità morale. Inoltre, mentre Sturzo lanciò l’Appello ai Liberi e Forti per porre fine all’impasse politica in cui era relegata la presenza sociale dei cattolici e lottare, sul terreno della democrazia, contro l’anticlericalismo massonico delle classi dirigenti del nuovo Stato unitario; oggi si assiste piuttosto ad un uso spregiudicato e strumentale della religione e dei suoi simboli, piegati a essere instrumentum regni di una visione sovranista lontana mille miglia dallo spirito evangelico. Se il leader del partito maggioritario, dismesso tutto l’armamentario pagano delle ampolle con l’acqua del fiume Po, giura sul Vangelo o bacia il rosario, non lancia certo un segnale rassicurante alla Chiesa italiana: si è passati dall’anticlericalismo di cento anni fa, al cesaropapismo di oggi, in cui è la politica a dettare l’agenda alla Chiesa, pretendendo persino di dire al papa come deve fare il papa. Sono note le simpatie politiche di Salvini per Putin: e non è un caso che il cesaropapismo ha segnato storicamente, nell’Europa orientale,  i rapporti tra la Chiesa ortodossa e lo Stato.


UNA VISIONE PREPOLITICA? -Ecco, dunque, l’idea forza delle “giornate sturziane” di Caltagirone: ripartire da Sturzo. «Oggi, a distanza di cento anni, questo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso; risuona nell’animo di quanti sentono quella spinta ideale che vede nella difesa della vita e nella promozione umana il motivo di fondo di ogni impegno sociale». Così Il card. Bassetti, il 19 gennaio scorso, ricordava l’Appello sturziano.

«Si può appartenere a partiti diversi ma non smettere di amarsi cristianamente. Dirsi cristiani significa rendere socialmente visibile e agibile il contenuto morale della nostra fede», ha dichiarato Salvatore Martinez. Che poi aggiunge, quasi a fugare dubbi su un’operazione che si presta a una lettura politica - «domenica 16 giugno, le conclusioni da parte dei membri del Comitato Promotore e Scientifico con la dichiarazione finale, nel segno del dialogo sociale e culturale per una visione prepolitica che vuole istituire un nuovo sviluppo del pensiero».


La precisazione è importante e manifesta ancora una “riserva” nei confronti dell’impegno politico tout court. Oggi è certamente prematuro ripensare a una presenza unitaria dei cattolici in politica. Si è tentato infatti di unire assieme «tutte le principali associazioni, enti, università, movimenti, organizzazioni del mondo del lavoro che  s’ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa». I 36 esperti e 12 relatori del convegno sono stati scelti pescando nell’associazionismo cattolico e nel mondo accademico. Escluse le presenze politiche, proprio per marcare la visione prepolitica che vuole avere il convegno.


PRESENZE E ASSENZE - E, tuttavia, che ci siano proprio «tutte le principali associazioni, enti, università, movimenti, organizzazioni del mondo del lavoro che s’ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa», non è del tutto esatto. Si notano alcune assenze, che stando ai propositi enunciati non ci dovrebbero essere; e, viceversa, ci sono alcune presenze che non dovrebbero esserci. Nel campo dell’associazionismo cattolico stride, per esempio, l’assenza di realtà importanti come Pax Christi, il Gruppo Abele o il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza che, pur non confessionale, ha una chiara matrice cristiana). E per quanto riguarda il mondo accademico, si ha l’impressione che si sia puntato sul déjà vu, chiamando i nomi tradizionalmente accreditati negli studi sturziani. Ma si è ignorata la Facoltà teologica di Palermo, protagonista della novità editoriale più  significativa nel panorama della letteratura sturziana: il Lessico sturziano, edito nel 2013, che ha aperto nuove piste alla ricerca, puntando, piuttosto che sul pensiero politico - sviscerato ormai in tutte le salse -,  su quello filosofico e teologico del sacerdote di Caltagirone, per molti versi ancora poco esplorato. Perché, forse, lo Sturzo più interessante e attuale si ritrova proprio in quei pensieri, maturati durante l’esilio, e appuntati spesso nelle cartoline che don Luigi si scambiava febbrilmente col fratello mons. Mario, vescovo di Piazza Armerina: espediente per eludere la censura del regime, che controllava rigidamente le lettere, ma era meno occhiuta con le cartoline, il cui contenuto filosofico e teologico, inframezzato ai saluti e notizie familiari, sarebbe stata inadeguata intellettualmente a comprendere. Giova anche ricordare – e anche per questo dispiace che il Lessico sia stato tagliato fuori– che il Lessico sturziano ha visto protagonisti anche un nutrito numero di studiosi di Caltagirone, non ultimi i due curatori dell’opera, don Antonio Parisi e Massimo Cappellano.   


VERSO UN GRANDE CENTRO? - Non ci sono, inoltre, presenze politiche al convegno, tranne quelle istituzionali: il sindaco di Caltagirone, Gino Ioppolo, il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Che siano tutti, a vario titolo, esponenti del Centro destra, è ovviamente un caso dettato dalla contingenza storica. Ma, forse, non è un caso l’invito al  presidente del Partito Popolare Europeo Joseph Daul. Una indicazione e un orientamento “politico”? Nostalgia di  un “Grande Centro”? Ai posteri l’ardua sentenza.

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