Salvatore Pirronello la notte fra il 2 e il 3 aprile 2017 uccise a Caltagirone la sua compagna Patrizia Formica ed era stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio doloso pluriaggravato da futili motivi, minorata difesa e crudeltà. Nessun raptus o circostanza attenuante è stat riconosciura dalla Corte di Assise di Catania che gli ha comminato il massimo della pena.
Ergastolo per Salvatore Pirronello, l'uomo che la notte fra il 2 e il 3 aprile 2017 uccise a Caltagirone la sua compagna Patrizia Formica. L'uomo è stato condannato ieri dalla Corte di Assise di Catania. Si chiude dunque con il massimo della pena il processo in primo grado a Pirronello, 53 anni, che era stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio doloso pluriaggravato da futili motivi, minorata difesa e crudeltà. Il processo si è svolto col rito ordinaro, dal momento che il 27 marzo 2018
Gup di Caltagirone Salvatore Ettore Cavallaro aveva rigettato la richiesta di rito
abbreviato, che avrebbe comportato la riduzione di un terzo della pena. Straziante l'udienza preliminare che si è tenuta presso il Tribunale di Caltagirone davanti al Gup Salvatore Ettore Cavallaro: i parenti della vittima,, avevano ciascuno una foto della donna e la mostravano a Pirronello ogniqualvolta si voltava e incrociava i loro sguardi. Come a volerlo inchiodare alle sue responsabilità per l'atroce delitto.
NESSUN RAPTUS - Nessun
raptus, dunque, per i magistrati, nessuna attenuante. L'uomo non ha lasciato scampo alla donna.
Quattro coltellate, nella casa della donna in via Filippo Paladini, in
contrada Balatazze a Caltagirone. Due sono state fatali: un colpo all’addome e soprattutto uno al torace sotto il cuore. La lama di 12 cm non le ha lasciato scampo.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini del Nucleo Operativo dei
Carabinieri di Caltagirone, guidati dal luogotenente Tommaso Cilmi, il
quadro che emerge è quello di un delitto maturato a freddo. Mentre la
donna era agonizzante riversa a terra, l’uomo si sarebbe ripulito, tolto
il pigiama e rivestito con abiti puliti. Un particolare ha destato
l’attenzione degli inquirenti: la camera era chiusa a chiave dal di
dentro, il che farebbe pensare che la donna ha avuto la forza di arrivare sino alla porta per barricarsi dentro, sperando forse di poter chiedere aiuto.
Ma il suo cellulare non era in quella stanza, vuoi per tragica
fatalità, vuoi perché portato via intenzionalmente. Impossibile
chiamare.
UNA MORTE LENTA - L'autopsia ha rivelato che Patrizia Formica non è morta sul colpo, dopo le quattro ferite inferte dall’uomo: il decesso è avvenuto per lenta emorragia. Una morte, dunque, non improvvisa, che avrebbe potuto essere evitata, se il lasso di tempo tra l’aggressione e l’autodenuncia dell’assassino davanti ai Carabinieri fosse stato più breve. Il fattore tempo è stato determinante. Mentre la compagna agonizzava, Pirronello, con calma, si è tolto il pigiama macchiato di sangue, si è ripulito e rivestito. Quindi si è diretto alla caserma a piedi, allungando così i tempi. Altro particolare importante: l’uomo avrebbe avuto con sé il suo cellulare, ma non l’ha usato per chiamare i Carabinieri o il 118, che è stato allertato dai Carabinieri allorquando l’uomo si è presentato in caserma. Quando i militari si sono precipitati dopo pochi minuti sul posto, era ormai troppo tardi e la donna era già morta. Una vita stroncata a 47 anni, dopo una domenica trascorsa con l’uomo che amava, il figlio e gli amici «tutti insieme appassionatamente».
AVEVA PRECEDENTI - Pirronello è un volto noto alle Forze dell’Ordine: nel 1981 fu coinvolto in una rapina finita nel sangue. In quattro assaltarono l’autobus di linea Catania-Palermo. Furono uccisi l’autista, Giuseppe Savarino, e l’avvocato Enzo Auteri, che era stato presidente della Provincia di Catania. Pirronello, allora minorenne, fu processato soltanto per rapina dal Tribunale per i minorenni di Catania.
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