Pubblicato il 26/09/2019
CRONACA

Maxi operazione contro la Stidda: un esercito di “500 leoni”era pronto a una guerra di mafia



Più di 100 gli arresti tra Brescia e Gela e 200 gli indagati: la “Stidda” di Gela era pronta a una guerra di mafia contro il clan rivale di Brescia: un esercito di “500 leoni”, uomini armati e pronti all’azione, avrebbero imbracciato le armi e scatenato una guerra di mafia per l’egemonia delle attività illecite.


Duro colpo inflitto alla “Stidda”: sono più di 100 gli arresti tra Brescia e Gela e 200 gli indagati nell’ambito dell’operazione denominata “Stella cadente”. A Gela, l’associazione armata è stata privata di 35 suoi affiliati, destinatari delle misure cautelari, 28 in carcere e 7 ai domiciliari, eseguite questa mattina dagli agenti del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Caltanissetta e del commissariato di Gela, con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine e delle Unità cinofile delle questure di Palermo e Catania.


A Brescia, l’azione congiunta della Guardia di Finanza e della Polizia in diverse province d'Italia, ha portato, inoltre, a 69 arresti e sequestri per 35 milioni, infliggendo un duro colpo alla cosca mafiosa della Stidda.

Ad accertare l'operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, che ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d'imposta fittizi per decine di milioni di euro è stata la Procura della Repubblica di Brescia, Direzione Distrettuale Antimafia.


Gli arresti sono stati eseguiti in diverse città italiane con la collaborazione delle Squadre mobili di Catania, Siracusa, Chieti, L’Aquila, Brescia e Cosenza, nei confronti degli indagati accusati di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi.


Tra i due gruppi, il siciliano e il lombardo, non correva buon sangue. Il nucleo di Gela era pronto a una guerra di mafia per ribadire la propria egemonia sul nucleo bresciano, che rivendicava la sua autonomia: un esercito di “500 leoni”, uomini armati e pronti all’azione che, all’occorrenza, avrebbero imbracciato le armi e scatenato una guerra contro il clan rivale per l’egemonia delle attività illecite.


La Stidda pur mantenendo le modalità mafiose, nell'agire quotidiano si è dimostrata capace di una vera e propria metamorfosi evolutiva, sostituendo ai reati tradizionali nuovi business, utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i colletti bianchi, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati principalmente tra Piemonte, Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al risparmio facile.


Disposto anche il sequestro preventivo di alcune aziende attive nel commercio di saponi e detersivi, prodotti alimentari e non, e dell’intrattenimento nei locali notturni; attraverso queste aziende, intestate fittiziamente a prestanome, gli “stiddari” avevano imposto la loro presenza sul territorio arrivando a radicarsi nel tessuto economico legale. Un altro settore economico di interesse era quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare, utilizzato anch’esso per investire e ripulire il denaro proveniente dalle attività illecite, tra le quali una delle più rilevanti era il traffico di droga.


Rilevante anche l’attività estorsiva, posta in essere dal gruppo criminale, attraverso l’imposizione, a numerosi commercianti gelesi, di prodotti per la ristorazione e alimentari, commercializzati dal capomafia; i prodotti venivano acquistati a prezzi maggiorati e in quantità superiori alle necessità, e coloro che non “aderivano” alle richieste del clan dovevano subire attentati incendiari.

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