Pubblicato il 15/11/2019
CRONACA

Palermo, sequestrati beni per 20 milioni di euro a imprenditire contiguo con la mafia



Secondo la DIA Vetrano sarebbe contiguo con elementi di spicco di cosa nostra - Gianfranco Puccio e Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Salvatore – e la sua scalata imprenditoriale sarebbe inserita all’interno di una commistione di interessi tra attività di impresa ed attività mafiosa.


La DIA di Palermo ha eseguito una confisca di aziende, beni immobili e conti correnti, già sottoposti a sequestro tra il 2013 ed il 2014 dalla medesima Articolazione, su proposta del Direttore della DIA, nei confronti di Salvatore Vetrano, 48enne, imprenditore palermitano.


Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione I Penale e Misure di Prevenzione, presieduto dal Dr. Raffaele Malizia, al termine di un procedimento, sostenuto in dibattimento dal pubblico ministero Dr.ssa Claudia Ferrari, dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Procura della Repubblica di Palermo, coordinato dal Procuratore Aggiunto Dr.ssa Marzia Sabella.


La carriera criminale di Salvatore Vetrano ha in inizio a luglio del 1999, quando, con suo padre Giacomo, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare perché, al fine di procurare profitto anche ai componenti della famiglia mafiosa palermitana di “Corso Calatafimi”, riceveva ed occultava, in una cella frigorifera di un’azienda riconducibile a lui e al genitore, il carico di pesce proveniente da una rapina in danno di un autotrasportatore.


Nel febbraio 2002, è stato invece tratto in arresto, in esecuzione di provvedimento restrittivo, perché ritenuto responsabile di aver rapinato un carico di pesce congelato, in concorso con altri soggetti organici a cosa nostra. Salvatore e Giacomo Vetrano, in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del febbraio 2005, che peraltro ha raggiunto noti esponenti di cosa nostra (Benedetto Graviano e Cesare Lupo), sono stati citati quali soggetti vicini all’organizzazione mafiosa.


Nel giugno 2012, nonostante fosse stato sottoposto ad “avviso orale” da parte del Questore di Palermo (avendo riportato, fra l’altro, condanne definitive per ricettazione e rapina), è stato arrestato per tentato omicidio nei confronti dell’imprenditore Giuseppe Toia.


La DIA di Palermo, attraverso gli accertamenti finalizzati all’emissione dell’odierno provvedimento, ha dimostrato come il Vetrano avesse acquisito un consistente patrimonio immobiliare e costituito numerose aziende (operanti nel settore del commercio di prodotti alimentari), anche beneficiando di finanziamenti comunitari erogati dal Fondo Europeo per la pesca in Sicilia, nonché sottraendo a tassazione ingenti ricavi imponibili, frutto della propria attività commerciale.


Inoltre, a seguito degli accertamenti disposti dal Direttore della DIA, sarebbe stata provata la contiguità di Vetrano ad elementi di spicco di cosa nostra - Gianfranco Puccio e Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Salvatore - e documentato come la sua scalata imprenditoriale fosse inserita all’interno di una commistione di interessi tra attività di impresa ed attività mafiosa traendo, in un settore strategico del circuito dell’economia legale, sostegno, consenso ed ampia visibilità.

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