Pubblicato il 20/06/2016
POLITICA

Ballottaggio Caltagirone, la sfida più difficile per il sindaco Ioppolo



di Giacomo Belvedere

Si è consumata ieri notte, con la vittoria di Gino Ioppolo, la lunga campagna elettorale a Caltagirone, iniziata la notte tra il 21 e 22 aprile 2015,  quando il Consiglio comunale votò la sfiducia al sindaco Bonanno. Una campagna logorante e lacerante, che ha rimescolato gli equilibri politici nella città della ceramica, sancendo la frattura all’interno del centrosinistra tra la dirigenza del PD e l’enfant terribleRoccuzzo, cresciuto nella scuderia del partito – frattura che non si è sanata nemmeno al ballottaggio -; che ha visto il successo delle liste civiche; l’entrata in consiglio comunale del Movimento 5 Stelle; e, all’interno del centrodestra, la rinascita di Forza Italia, primo partito in città; infine il riposizionamento nell’orbita del PD di alcune forze del centrodestra, che fanno capo a Sammartino, Sudano, Pistorio e, da ultimo, al NCD di Firrarrello, Castiglione e Alfano.

Franco Pignataro, ieri notte, è andato a rincuorare i suoi, che lo hanno accolto con un applauso liberatorio. Il candidato dem si è addossato interamente il peso della sconfitta: «Quando si perde – ha detto a caldo – ci sono delle resppnsabilità: mi assumo tutta la responsabilità». Non si è trattato certo della devastante débâcle del 2012, ma forte è la delusione. La regola del tre non ha portato bene al professore calatino, che aveva per due mandati vestito la fascia tricolore a Palazzo dell’Aquila, dal 2012 al 2012. Il suo terzo mandato sarebbe stato, secondo le intenzioni dichiarate al momento della discesa in campo, un’esperienza amministrativa a termine, per un quinquennio o addirittura per soli tre anni, il tempo di rimettere in piedi la città sollevandola dal dissesto finanziario. Un modo per poter dimostrare con i fatti ai caltagironesi che la responsabilità della crisi economica della città non era sua. Resta la frustrazione della sconfitta, con la difficile prospettiva di rinsaldare i cocci rotti del centrosinistra calatino e il rammarico che probabilmente, se si fosse andati uniti alla competizione elettorale, la vittoria sarebbe stata a portata di mano. 

Dopo il primo turno, erano 1.862 i voti che separavano Pignataro dal suo avversario Ioppolo. Le due settimane dal 5 al 19 giugno, sono state un’affannosa rincorsa in salita: Pignataro ha guadagnato 2.601 voti rispetto al primo turno, recuperando il gap negativo di 554 voti che mancavano rispetto ai consensi delle sue liste e pescando nell’elettorato in libera uscita. Difficile dire oggi da dove gli siano venuti quei voti: occorrerebbe uno studio più approfondito dei flussi elettorali, ma presumibilmente Pignataro ha attinto al bacino elettorale di Fabio Roccuzzo, mentre appare più improbabile, o comunque più contenuto, il guadagno di consensi dal Movimento 5 Stelle, tradizionalmente ostile al PD. Forse, in vista di un maggiore consenso, nonostante il falllimento di ogni accordo di apparentamento con le liste che appoggiavano Roccuzzo, che costituivano l’area politica naturale a cui guardare, è mancato un segnale in più nella scelta della squadra di governo, apparsa più preoccupata di salvaguardare gli equilibri interni sulla sponda destra del proprio elettorato, che di lanciare un’apertura più decisa a sinistra.

Pignataro ha inoltre usufruito dell’endorsement in zona Cesarini nel NCD di Elisa Privitera, pur senza un apparentamento formale – impossibile perché la pregiudiziale ad excludendum per le alleanze dichiarata dal PD era che si fosse votata la sfiducia a Bonanno: e i consiglieri del NCD, promotori nella lista “Caltagirone Popolari Liberi e Forti”, sono stati tra gli ultimi strenui difensori del sindaco sfiduciato. Venerdì scorso, la Privitera si è presentata assieme ai suoi, in prima fila sotto il palco al comizio finale del candidato dem al quartiere dei Miracoli.

Comunque sia, i 2.601 voti guadagnati non sono bastati a Pignataro: il suo sforzo è cozzato contro la tenace resistenza opposta dal suo competitor.

Gino Ioppolo ha giocato abilmente a sua volta la sua partita, contenendo il recupero del suo competitor. Ha annullato il gap di 1.078 voti che non gli tornavano dalle sue liste al primo turno, pescando anche lui nell’elettorato degli altri candidati sindaco: sono 2.517 i voti attirati dalla sua parte. Alla fine, conti alla mano, sono 1.808 i voti che dividono, a urne chiuse, Pignataro da Gino Ioppolo: Pignataro ha recuperato nei suoi confronti solo 84 voti. I due contendenti alla carica di sindaco si sono sostanzialmente divisi equamente l’elettorato in libera uscita.

A Ioppolo va il merito di essere riuscito a tenere dentro un unico recinto la tradizionale litigiosità del centrodestra calatino, togliendosi inoltre di dosso, agli occhi dall’elettorato, l’imbarazzante foto ricordo dell’esperienza fallimentare di Bonanno. Chiara la strategia del deputato regionale calatino: per non lasciare la città al centrosinistra, dopo il naufragio dell’esperimento  “civico” tentato con la candidatura di Bonanno, Ioppolo ha attuato un deciso cambio di rotta rispetto al suo predecessore: superare il limite del centrodestra caltagironese, la sua frammentazione, smarcandosi dai partiti quel tanto che bastava ma senza eccessive concessioni all’antipolitica o strizzamenti d’occhio  alla “società civile”: la sua è stata una coalizione dal profilo più politico, vecchio stile, come dimostra la scelta della squadra di governo. Una coalizione in cui il centrodestra è stato, secondo le sue dichiarazioni, “il perimetro di partenza”, ma con porte aperte  «a chi – come disse al momento della sua discesa in campo –  non si riconosce nel centrosinistra caltagironese litigioso, diviso, spaccato, più per questioni personali che la gente non comprende: siamo qui perché lanciamo un appello per l’impegno di tutti. Da questa parte  – assicurò – non c’è spirito di epurazione né voglia di vendette». Chiara l’ispirazione al progetto politico #saràbellissima di Nello Musumeci, che ieri è stato visto in piazza Municipio festeggiare la vittoria di Ioppolo a Caltagirone, possibile trampolino per la futura scalata a Palazzo d’Orléans a Palermo. 

Ieri notte, i comitati elettorali dei due sfidanti erano divisi da appena un isolato: da una parte si respirava aria di festa, con cori da stadio; dall’altra si seguiva in silenzio l’evolversi della situazione, che è apparsa sin da subito compromessa. I supporter di Ioppolo hanno festeggiato in piazza Municipio, dopo essersi messi in marcia a piedi dalla sede del comitato elettorale in  via Giorgio Arcoleo: si è udito risuonare in piazza, come nel 2012, l’inno dei Queen We are the champions. Allora quell’inno non portò bene: oggi Ioppolo è chiamato a dimostrare che saprà governare la città senza perdere pezzi lungo il cammino. Ma la sfida più difficile, ben più ardua di quella appena vinta, è un’altra: saper parlare, placate le polemiche e le inevitabili lacerazioni  elettorali, a tutta la città, che da troppo tempo soffre per l’assenza di chi sappia prendere saldamente il timone della sua guida. Una sfida che, in fin dei conti, se vinta, tornerà a vantaggio non solo del sindaco Ioppolo ma di tutta la città di Caltagirone.

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