Pubblicato il 08/10/2015
POLITICA

Resa dei conti per il sindaco di Mineo Aloisi? L’opposizione presenta la sfiducia



Lunedì 5 ottobre è stata protocollata e successivamente presentata alla stampa la mozione di sfiducia al sindaco di Mineo Anna Aloisi, firmata da tutti gli otto consiglieri dei gruppi consiliari di opposizione, “Per la città” (consiglieri Noto, Risuscitazione e Venuti) e “Gruppo Misto” (consiglieri Catania, Cutrona, Mandrà, Stuto e il Presidente del Consiglio Barbagallo). L’auspicio dell’opposizione è che venga calendarizzata e discussa al più presto in Consiglio comunale. La data proposta al Presidente del Consiglio è quella del 19 ottobre prossimo.

La sfiducia presenta tre gruppi di motivazioni: di carattere politico, di carattere etico-morale e di carattere giuridico amministrativo.

Politicamente, sostiene l’opposizione, il Sindaco Aloisi non ha più una maggioranza in consiglio comunale in grado di attuare il suo programma. Tale situazione provoca lo stallo dei lavori del Consiglio che non è messo in grado di attuare alcuna attività di indirizzo e controllo. L’opposizione, inoltre, rigetta seccamente l’accusa di irresponsabilità per aver messo a repentaglio i posti di lavoro al Cara di Mineo.

Dal punto di vista etico-morale, pendono sulla testa del sindaco due avvisi di garanzia, rispettivamente delle procure di Catania, a seguito degli sviluppi della più ampia inchiesta su Mafia Capitale che si è abbattuta anche sul Cara di Mineo, gettando ombre sulla gestione dei Sindaci del Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza e sull’operato dell’onorevole Giuseppe Castiglione e del sindaco Aloisi che si sono succeduti alla guida di detto Consorzio. Sotto accusa, per turbativa d’asta, il bando per l’assegnazione dei servizi all’interno del Cara (97 milioni di euro ). A questa inchiesta dei magistrati etnei si aggiunge quella della Procura di Caltagirone che indaga il sindaco Aloisi nell’ambito di un’inchiesta su una presunta “parentopoli” che riguarda i posti di lavoro al CARA. Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, istigazione alla corruzione e corruzione in atti d’ufficio.

«Questi eventi – scrivono i firmatari – avrebbero dovuto giustificare un immediato atto di dimissioni di tutta l’Amministrazione Aloisi. impantanata nel conflitto di interesse da sempre alla base di tutta l’attività amministrativa, e oggi sotto il mirino dell’indagine di ben due procure (Catania e Caltagirone). Atto di dimissioni che non c’è mai stato. E ad oggi il Sindaco è più impegnato a difendere la propria posizione in tribunale che a governare il paese».

Dal punto di vista giuridico amministrativo «sono trascorsi – si legge – più di due anni dalla consultazione elettorale ed è possibile constatare come si siano disattesi anche i contenuti del programma con cui il Sindaco aveva vinto le elezioni, peggiorando le condizioni generali del paese e facendolo arretrare in ogni settore amministrativo».

«Tutti i Consiglieri comunali – si auspica nella mozione – che riconoscono le ragioni obiettive e non di parte politica di questo atto, per il bene della nostra città, devono essere posti dinanzi alla responsabilità civile assunta anzitempo con l’elezione a rappresentanti della città, rinunciando a qualsiasi aspettativa o incarico assunto, offrendo in cambio di una lunga agonia della nostra Città la possibilità, con il voto, di una radicale inversione di rotta».

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GLI SCENARI – Se la mozione raggiunge il quorum previsto di 12 voti, Sindaco, Giunta e Consiglio comunale vanno a casa, sostituiti da un commissario straordinario. Le elezioni saranno alla prima tornata elettorale utile. Se invece, come è probabile, la mozione non dovesse passare, i consiglieri di opposizione dei due gruppi politici annunciano che rimetteranno il loro mandato, presentando dimissioni di massa. Questo comporterà la decadenza del Consiglio Comunale, e l’impossibilità di ripresentare una nuova mozione di sfiducia tra sei mesi. «Le dimissioni di massa – si spiega – vogliono essere una scossa politica perché il Sindaco prenda in seria considerazione la possibilità di effettuare proprie dimissioni, come più volte sollecitato dai due gruppi in diverse occasioni. Vogliono rappresentare non una resa, un volersi sollevare dalle proprie responsabilità, ma una forte presa di posizione di distacco e dissenso nei confronti dell’Amministrazione. Vogliono dimostrare nessun attaccamento alla poltrona, una presa d’atto dell’impossibilità a svolgere il proprio ruolo e un monito per l’Amministrazione».

L’azione intrapresa dai gruppi di opposizione intende giocare d’anticipo. Sullo sfondo pende sull’amministrazione menenina una doppia spada di Damocle. La prima è l’eventualità assai probabile che il bilancio non venga approvato, non disponendo il sindaco della maggioranza. In questo caso andrebbe a casa il Consiglio sostituito da un commissario ad acta. Ma c’è un secondo scenario. L’opposizione auspica che la politica non si faccia scavalcare dalla magistratura. Qualora, infatti, le nubi minacciose delle inchieste delle procure etnea e calatina dovessero rivelarsi un autentico ciclone, non è fantapolitica un possibile futuro scioglimento del comune di Mineo. Questo scenario potrebbe portare qualcuno dei consiglieri della ex maggioranza che sostiene la Aloisi a smarcarsi, per uscire con onore prima di essere travolto. E la sfiducia potrebbe in questo caso non essere più così improbabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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