Il tariffario da rispettare negli appalti della Sanità siciliana che sarebbero stati pilotati era il 5% del valore della commessa aggiudicata. Razza: “La storia personale e le pubbliche considerazioni di tante istituzioni su alcuni dei soggetti coinvolti, a partire dal dottor Candela, stonano con le risultanze di questa attività investigativa. E per questo la vicenda lascia ovviamente attoniti. Il quadro disvelato dalle indagini della Guardia di Finanza - prosegue - è impietoso e fa rabbia”.
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 12 soggetti, a vario titolo indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti, di cui:
Nei confronti di G. T. (cl. 59 di Catania) e di G. D. M. (cl. 57, originario di Polizzi Generosa (PA) - ingegnere e membro di commissione di gara) è stata invece applicata la misura del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriale e pubblici uffici.
Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, nonché di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungono, però, una cifra pari ad almeno Euro 1.800.000.
“Una volta che poi l'hai vinta non ci vediamo più e mi mandi a dire Roberto 'mi inizia a mandare i soldi così mi tappi la bocca mi compri con i soldi' facendomi vedere che rispetti gli impegni, Salvo fammi dire però che è scontato che è il cinque netti dei contratti...”. Parlavano così gli indagati intercettati dalla Guardia di Finanza che hanno ricostruito il tariffario da rispettare negli appalti della Sanità siciliana che sarebbero stati pilotati: il 5% del valore della commessa aggiudicata.
Le complesse indagini eseguite dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria delle fiamme gialle palermitane – svolte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami documentali e dei flussi finanziari - hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un centro di potere composto da faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali infedeli che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica.
Secondo la ricostruzione della Fiamme Gialle, le articolate fasi del sistema corruttivo avrebbero ruotato intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo, disvelando le trame sottese all’accaparramento di appalti milionari del settore sanitario siciliano.
Nel mirino degli inquirenti 4 procedure ad evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016, il cui valore complessivo sfiora i 600 milioni di euro, aventi ad oggetto:
“Le spregiudicate condotte illecite – scrivono i pm - garantivano l’arricchimento personale dei pubblici ufficiali infedeli e dei loro intermediari, mediante l’applicazione di un tariffario che si aggirava intorno al 5 % del valore della commessa aggiudicata.
Gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società di livello nazionale, erano consapevoli e partecipi delle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti”.
Lo schema illecito, ricostruito dagli specialisti anticorruzione del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria, appare consolidato:
Le condotte scorrette emerse nel corso dello svolgimento delle procedure turbate riguardano:
I pagamenti delle tangenti in alcuni casi avvenivano con la classica consegna di denaro contante nel corso di incontri riservati, ma molto più spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell’appalto e una galassia di altre imprese, intestate a prestanomi, ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento per i pubblici ufficiali corrotti.
Per rendere ancora più complessa l’individuazione del sistema criminale approntato, gli indagati si erano spinti fino alla creazione di trust fraudolenti, con l’obiettivo di schermare la reale riconducibilità delle società utilizzate per le finalità illecite.
Il patto criminale veniva poi ulteriormente cementato grazie alle continue e sistematiche interlocuzioni che erano necessarie per gestire tutte le fasi attuative dei contratti la cui durata era ovviamente pluriennale.
“La storia personale e le pubbliche considerazioni di tante
istituzioni su alcuni dei soggetti coinvolti, a partire dal dottor Candela,
stonano con le risultanze di questa attività investigativa. E per questo la
vicenda lascia ovviamente attoniti. Ma saranno immediati, già questa mattina, tutti
i provvedimenti conseguenti”. Lo ha dichiarato l'assessore regionale alla
Salute, Ruggero Razza, commentando l'operazione della Guardia di Finanza su un
presunto giro di mazzette che ha portato all'arresto di dieci persone, tra cui
l'attuale commissario per l'emergenza Covid 19 in Sicilia Antonio Candela.
“Il quadro disvelato dalle indagini della Guardia di Finanza - prosegue -
è impietoso e fa rabbia. Poco importa che siano fatti risalenti nel tempo al
2016”.
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