Pubblicato il 25/07/2020
CULTURA

Il Racconto delle Pietre: La festa di San Giacomo



Il racconto delle pietre: la storia della città narrata attraverso le epigrafi, i segni, i dettagli, i decori: La festa di San Giacomo

di Sebastiano Russo

All’ingresso della basilica di San Giacomo, sul lato destro a ridosso della porta si trova questa epigrafe con su scritto: “Il Conte Ruggero, vinti i saraceni in una battaglia favorevole, venne a Caltagirone e varcata la porta della città in trionfo, edificò un tempio a San Giacomo e a lui affidò la protezione della città”. Si tratta dell’epigrafe storica che ricorda la venuta del Conte Ruggero a Caltagirone e la costruzione del tempio dedicato a San Giacomo che gli storici collocano nel 1091. Per l’autorizzazione a celebrare la festa di San Giacomo bisognerà attendere, il 16 luglio del 1518 allorquando il vicerettore Pignatelli concesse di portare il santo in processione.Nel 1519 si diede incarico a Giacomo La Porta di realizzare “La Bara” per custodire la reliquie di San Giacomo che non ebbe gli esiti attesi. La festa originaria si svolgeva all’insegna di una profonda e sentita religiosità ed a contorno si svolgeva la corsa del palio, i fuochi d’artificio, la banda suonava per le vie della città e si faceva la fiera con la sospensione delle tasse doganali. Il Santo, oltre ad andare nella chiesa di Santa Maria di Gesù, sostava in ogni monastero, qui veniva aperta la cassa e la reliquia portata ai monaci.


Dal 1665 si cominciò a celebrare la festa di San Giacomo per tutto il mese di Luglio. La festività iniziava il primo di luglio con la celebrazione della messa solenne cantata e con musica alla presenza del Senato Civico. La festa proseguiva nei giorni 23, 24, 25 Luglio e per l’ottava. Il 23 era il giorno dedicato alla corsa dei barberi nei pressi del convento di San Francesco di Paola. Il 24 dalla chiesa di S. Eligio sita nei pressi di Via Porta del Vento, iniziava la solenne processione dei quindici Cerei per le vie della città. La strada di San Giacomo veniva illuminata con lumi e lanterne colorate. Il 25 e per l’ottava si portava in processione la cassa argentea che precedeva il Santo Patrono. Aprivano il corteo i dodici stendardi delle confraternite e lo chiudeva il corteo dei serventi, i paggi e i mazzieri, a seguire i devoti.

Dopo il terremoto del 1693 molte consuetudini della festa cambiarono per mancanza di fondi. E fu grazie all’opera di don Michele Gravina, principe di Comitini, che intervenne con fondi propri per dare alla città una festa all’altezza delle vecchie tradizioni.Nel 1704 il Senato ripristinò la processione dei Cerei, nel 1741si ha notizia di una processione di carri addobbati con sopra musicisti che allietano i cittadini suonando la sera del 23 luglio mentre la città veniva abbellita con macchinette e fontane e la sera, dopo la processione del clero e dei canonici, in piazza municipio veniva rappresentata un’opera in musica o una rappresentazione teatrale.


Si hanno notizie della prima illuminazione nel 1703 anche se bisogna aspettare la fine del e  ‘700 con i primi tentativi ad opera di Natale Bonajuto portati poi a compimento con l’ingegno di Benedetto Papale nell’800. Per l’ottava, il 1° agosto, si conduceva il Santo presso la chiesa dei Cappuccini tranne l’anno in cui l’ottava cadeva la domenica. In questa circostanza il Santo Apostolo veniva condotto presso la chiesa di Santa Maria di Gesù in coincidenza della festa della Madonna che si celebrava proprio il primo di agosto. La seconda guerra mondiale fermò la tradizione che riprese solo nel 1945 in forma ridotta e sobria e successivamente, in seguito ai lavori di restauro che appesantirono il fercolo, si smise l’antica usanza del trasporto a spalla per passare al trasporto gommato con antiche jeep appositamente modificate.

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