Pubblicato il 25/02/2021
ATTUALITÀ

Sicilia, dal 1° marzo scuole superiori in presenza al 75%: un azzardo?



In base a quanto previsto, la soglia non sarà obbligatoria fin da subito. Se adottata, comporterà orari scaglionati di un’ora e mezza. Ma, con l’incognita varianti del virus che bussa anche alle porte della Sicilia, rischia di essere una decisione improvvida. E dopo lo stop del Ministero, resta in alto mare la campagna vaccinazioni del personale scolastico.


di Giacomo Belvedere

Dunque la Sicilia allarga le maglie delle restrizioni anti-Covid per le scuole superiori. Da lunedì prossimo, 1° marzo, infatti, nelle scuole superiori della Sicilia la didattica in presenza potrà raggiungere il 75% (oggi è al 50%). Le disposizioni, decise dal governo regionale guidato da Nello Musumeci, sono contenute in una circolare dall'assessore regionale all'Istruzione Roberto Lagalla.

In base a quanto previsto, la soglia non sarà obbligatoria fin da subito: ai dirigenti degli istituti secondari di secondo grado, infatti, sarà data la facoltà di raggiungere in maniera graduale e progressiva l'obiettivo della percentuale massima del 75% in base alle specifiche situazioni di ogni singola scuola e del relativo contesto.


La decisione è stata presa, si legge nella circolare, vista l'efficacia ed applicabilità dei provvedimenti nazionali regionali che consentono la presenza degli allievi presso istituti secondari di secondo grado fino al 75% della presenza e considerata l’accertata disponibilità  a provvedere al contestuale ed ulteriore rafforzamento del sistema di trasporto pubblico locale.

E tuttavia, con l’incognita varianti del virus che bussa anche alle porte della Sicilia, rischia di essere una decisione improvvida e azzardata. 


Ora, sorvoliamo sul fatto – non secondario – che la cosiddetta “accertata disponibilità a provvedere al contestuale ed ulteriore rafforzamento del sistema di trasporto pubblico locale” il più delle volte non consiste – come potrebbe pensare il lettore ingenuamente – in un potenziamento dei mezzi di trasporto, in modo da poter effettuare due corse in simultanea, distribuendo gli studenti al 50%, ma nel raddoppio delle corse con lo stesso mezzo di trasporto, con la conseguenza di far viaggiare gli studenti con orari scaglionati di un’ora e mezza (il tempo necessario per effettuare la corsa, rientrare in deposito e sanificare il mezzo).  Non occorre spiegare la pesante ricaduta sull’orario scolastico, che per metà degli studenti comporterà un ingresso alle 9,30 e un’uscita intorno alle 15.00, con conseguenti immaginabili disagi. Le scuole siciliane, inoltre, – salvo rare eccezioni - non dispongono di mense scolastiche dove consumare il pasto. Far funzionare senza sbavature, infine, l’orario dei docenti che prestano servizio su più scuole sarà un vero rebus.


Ma il punto critico che rende la decisione di riaprire in presenza al 75% un gigante dai piedi di argilla, non sta nel nodo, pur cruciale e non risolto, dei trasporti. L’allentamento delle restrizioni anti Covid è stato deciso “stante l’attuale andamento della situazione pandemica sul territorio regionale e del correlato livello di rischio sanitario per come formalmente terminato dal Ministero della Salute”. Nonostante sia ormai un anno che abbiamo a che fare col virus, continuiamo a non imparare nulla. Come gli indovini nel Canto XX dell’Inferno, camminiamo a ritroso, con il viso rivoltato indietro: prendiamo decisioni su dati del passato e non in base alle tendenze future. I dati del Ministero della Salute si riferiscono al report dell’ISS della scorsa settimana, che assegnava alla Sicilia un indice Rt 0.73 (in crescita rispetto al precedente 0.63). Occorre tuttavia segnalare che uno studio più aggiornato del dipartimento di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’Università di Palermo, relativo al periodo 10.01.21/24.02.211 dà un indice Rt più alto: 0.81.


Ma sono dati, come quelli dei contagi degli ultimi giorni (comunque in risalita), che fotografano una realtà relativa a una/due settimane fa (il tempo dell’incubazione della malattia). E non tengono conto del possibile impatto che le variabili del virus, presenti e attive in altre regioni italiane e già rintracciate anche in Sicilia, potrebbero avere sulla curva dei contagi. Machiavelli nel 25° capitolo del Principe avverte che “gli uomini, quando sono tempi quieti”, devono “fare provvedimenti, e con ripari e argini”, prevenire l’inondazione. Dopo è troppo tardi. Ma purtroppo si continua ancora a rincorrere il virus, piuttosto che anticiparlo. La partita così giocata non può che essere perdente.  


Intanto, dopo la falsa partenza del 23 febbraio scorso, quando sulla piattaforma regionale era apparso il link - poi rimosso dopo lo stop del Ministero dell’Istruzione -, per la pre-adesione del personale scolastico al vaccino Covid-19, che in poco tempo aveva fatto registrare migliaia di registrazioni, si attende di conoscere quando inizierà la campagna vaccinale per il mondo della scuola, condicio sine qua non per riaprire le scuole in presenza e in sicurezza.  


Dall’Assessorato regionale fanno sapere che il calendario vaccinale riservato al personale docente ed agli operatori scolastici è in fase di attivazione, una volta completata la fornitura dei nominativi degli aventi diritto da parte del Ministero dell'Istruzione (per le istituzioni statali) e dell’assessorato, limitatamente a scuole private e paritarie, enti di formazione, ITS. Ulteriori disposizioni operative saranno fornite dal competente Assessorato della Salute. Con una pandemia in corso da un anno e la campagna vaccinazioni iniziata im pompa magna il 27 dicembre scorso, perché mai questi elenchi non siano già disponibili, trattandosi di dipendenti pubblici e non degli adepti di una setta carbonana segreta, non è dato sapere. Ma forse chiediamo troppo...  

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