Pubblicato il 21/02/2015
ECONOMIA E FINANZA

Maxi truffa nel Calatino ai danni dell’UE. 9 arresti, 57 indagati, sequestrati beni per 3 milioni di euro



MAXI TRUFFA MILIONARIA NEL CALATINO AI DANNI DELL’UE. 9 ARRESTI, 57 INDAGATI, SEQUESTRATI BENI PER 3 MILIONI DI EURO – Tutto cominciò circa due anni fa, quando un ignaro proprietario si rivolse a un Centro di Assistenza Agricola per presentare la domanda di aiuti per l’agricoltura, scoprendo che il suo fondo era già stato destinatario di incentivi. Così, dalla sua denuncia, si è andato scoperchiando nel Calatino il vaso di pandora di una truffa milionaria ai danni della Comunità Europea. L’anno scorso l’”Operazione “Terra Bruciata si concluse con 13 misure cautelari personali e il sequestro di 1.500.000 euro indebitamente percepiti. Da quell’operazione è scaturita l’operazione Reaping della Guardia di Finanza di Catania che ha portato sabato 21 febbraio all’arresto (ai domiciliari) di nove persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla illecita percezione di aiuti comunitari all’agricoltura. Nel complesso sono state denunciate 57 persone, tra cui interi nuclei familiari in alcuni casi collegati con esponenti di spicco della criminalità organizzata che, negli anni dal 2009 al 2014, hanno percepito indebitamente oltre 2.700.000 euro di contributi.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal GIP del Tribunale di Caltagirone, Ettore Cavallaro, su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giuseppe Verzera e del Sostituto Procuratore, Ilaria Corda.

Tra gli arrestati anche i responsabili di 3 Centri di Assistenza Agricola (CAA) che hanno omesso di eseguire i previsti controlli sulle domande presentate, attestandone falsamente la regolarità e agevolando la commissione delle frodi da parte dei percettori dei contributi.

I finanzieri hanno anche eseguito provvedimenti di sequestro di immobili, terreni, autoveicoli, quote societarie e denaro per garantire il recupero delle somme indebitamente percepite dagli indagati.

Qui i nomi dei 9 arrestati

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Le indagini, durate circa un anno, sono state condotte dalla Compagnia di Caltagirone. Il gruppo affaristico- criminale si avvaleva di una fitta rete di complicità da parte di operatori dei Centri di Assistenza Agricola. Il sistema era ben collaudato. Si interrogavano le banche-dati dei Centri alla ricerca dei terreni non ancora utilizzati per l’ottenimento degli aiuti. Acquisite le informazioni necessarie, si redigevano falsi contratti di affitto e/o di comodato di tali terreni con soggetti del tutto ignari e, in taluni casi, addirittura deceduti, intestandoli a persone compiacenti, che, dietro corrispettivo di 1.000 euro circa, consegnavano copia dei propri documenti di riconoscimento necessari per le istanze di accesso ai finanziamenti.

Tra le particelle impropriamente utilizzate, oltre a quelle di privati cittadini, anche quelle di proprietà dello Stato, del Demanio della Regione Siciliana e di numerosi Enti locali in varie province siciliane che, ovviamente, non avevano mai concesso l’uso di tali fondi agricoli. Emblematico è il caso di alcuni terreni della Diocesi di Agrigento e del Consorzio Sviluppo Industriale di Gela.

Al fine di mascherare la frode, inoltre, i terreni venivano trasferiti di anno in anno da un indagato all’altro, attraverso cessioni incrociate, in modo da non far risultare lo stesso beneficiario per il medesimo fondo agricolo. In alcuni casi si arrivava persino a falsificare la firma dei capi area tecnica di alcuni Comuni sui contratti di cessione dei terreni di proprietà degli enti locali.

Un sistema facile e sicuro per avere lauti guadagni. Il sodalizio criminale aveva presentato anche per l’anno 2015 domande di pagamento di contributi all’AGEA per circa un milione di euro, per le quali ovviamente state avviate le procedure per il blocco dell’erogazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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