Pubblicato il 12/11/2014
POLITICA

La Caritas bacchetta i politici siciliani: «Sanno che la gente muore di fame?». Mons. Mogavero: «L’autonomia non attuata una palla al piede»



LA CARITAS BACCHETTA I POLITICI SICILIANI: «SANNO CHE LA GENTE MUORE DI FAME?». MONS. MOGAVERO: «L’AUTONOMIA NON ATTUATA UNA PALLA AL PIEDE» «Mi chiedo: i politici si rendono conto che c’è tantissima gente che muore di fame?». È diretta e politicamente scorretta la provocazione lanciata da don Enzo Cosentino, direttore regionale Caritas, al Meeting dei bracci operativi Caritas della Sicilia, una due giorni che si è tenuta nell’aula magna del seminario vescovile di Mazara del Vallo l’8 e 9 novembre scorsi. Gli fa eco, senza giri di parole, mons. Mogavero, vescovo delegato ad interim per la carità della Conferenza Episcopale Siciliana: «La Regione Siciliana è lontana mille miglia dalla realtà».

DATI ALLARMANTI – La Chiesa siciliana si interroga a fondo sulle povertà in Sicilia, senza veli o coperture di comodo. E interpella la politica.«La politica ha i suoi costi – ha aggiunto don Cosentino  ma è anche giusto che in un momento di crisi non ci siano stipendi esagerati». Il quadro è andato peggiorando in modo preoccupante e le Caritas diocesane lo sanno bene perché sono in frontiera e toccano con mano la situazione drammatica. «Negli ultimi cinque anni in Sicilia abbiamo registrato un aumento dei poveri – ha spiegato il direttore regionale Caritas – che in forma dignitosa, chiedono da mangiare prima che soldi. Questo è un campanello allarmante perché la gente ha la necessità di sopravvivere».

«BILANCI PARTECIPATI NEI  COMUNI» – Non si tratta di freddi dati statistici: la conoscenza che gli operatori Caritas hanno è vista con occhi di chi ogni giorno assiste, nelle proprie diocesi, centinaia di persone, è fatta di lacrime e sangue reali, di storie e volti segnati dalla povertà che chiedono risposte. «L’analisi e la testimonianza delle singole Caritas diocesane ha portato alla luce anche la crescita di nuovi poveri» – denuncia il direttore Caritas regionale. «I Comuni non hanno più i soldi per garantire i servizi sociali. Come Caritas ci siamo ritrovati anche ad anticipare soldi a famiglie che non potevano pagare i biglietti degli autobus per mandare i propri figli a scuola». Don Cosentino non si limita a elencare le problematicità, ma lancia una proposta concreta: «Alla luce di questo – ha concluso – è necessario che la politica utilizzi con più parsimonia i fondi. Se non si spreca il denaro questo può bastare per tutti. Ma suggerisco anche l’adozione dei bilanci partecipati nei comuni, consentendo di tener conto di alcune realtà nell’assegnazione delle risorse degli enti locali».

Il focus sulla povertà in Sicilia organizzato dalla Caritas ha visto a confronto gli operatori del settore, insieme al direttore nazionale don Francesco Soddu e a Francesco Marsico, responsabile area nazionale Caritas, ospiti della locale Caritas (guidata dal neo direttore Mimmo Errante Parrino) e della Fondazione San Vito Onlus.

«Bisogna percorrere la via della fedeltà – ha detto don Francesco Soddu alla platea di direttori e operatori – che significa adesione, servizio che non significa essere servile. Bisogna riconoscere i processi esistenti, le buone pratiche, anche con l’occhio rivolto all’innovazione, al rinnovamento che a volte scompongono anche le cose belle».

MOGAVERO: «LA REGIONE SICILIA LONTANA MILLE MIGLIA DALLA REALTÀ» – A conclusione del meeting è intervenuto anche il vescovo mons. Domenico Mogavero, delegato ad interim per la carità della Conferenza Episcopale Siciliana, che denuncia il fallimento dell’autonomia siciliana così come è stata attuata. «Come Caritas abbiamo un contatto più diretto con le persone che hanno bisogno e cerchiamo di dare risposte – ha detto Mogavero – noi diamo voce alla profezia. Ecco perché le nostre Chiese locali sono più avanti delle istituzioni pubbliche, in primis la Regione Siciliana che è lontana mille miglia dalle realtà che, tramite le Caritas in ogni diocesi, tocchiamo con mano. L’autonomia siciliana, se non messa in pratica integralmente, è una palla a piede».

Giacomo Belvedere

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