Pubblicato il 03/09/2021
CRONACA

Palagonia, carcere per marito violento: pretendeva che la moglie si prostituisse e i figli mendicassero per comprarsi la droga



Ripetute le minacce e le offese: “vieni qua che ti taglio la gola”; “sei una prostituta”; e ancora “la prostituta devi fare e i soldi li devi portare a me”. E ad ogni tentativo della donna di sottrarsi a tali umiliazioni fuggendo via da casa, lui l’afferrava per i capelli per poi colpirla con calci e pugni


Su disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone, i Carabinieri della Stazione di Palagonia hanno arrestato un 35enne del posto destinatario di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale calatino,  in ordine ai reati di violenza e minaccia,  maltrattamenti in famiglia, furto con strappo e lesioni personali aggravate.

Oltre a condividere con l’uomo cinque splendidi figli, di età compresa tra  2 e 9 anni, la donna, di anni 32,  ha dovuto patire nel lungo periodo di convivenza  una vera e propria via crucis per mano dell’indagato che l’ha sottoposta ad ogni sorta di violenza psicofisica.


L’uomo, consumatore abituale di sostanze stupefacenti, pur di ottenere il denaro utile ad acquistare la droga la costringeva anche a chiedere in prestito del denaro ad estranei e se per caso la vittima, legittimamente, tornava a mani vuote lui la minacciava “vieni qua che ti taglio la gola” o la offendeva “sei una prostituta”; e ancora “la prostituta devi fare e i soldi li devi portare a me”; e ad ogni tentativo della donna di sottrarsi a tali umiliazioni fuggendo via da casa, lui l’afferrava per i capelli per poi colpirla con calci e pugni.  Atti violenti commessi senza alcuna remora dinanzi ai figlioletti che, in alcuni frangenti, venivano costretti dal padre ad elemosinare per strada.


Il replicarsi degli episodi vessatori, tra i quali l’averle sottratto e rotto il cellulare per evitare che potesse chiedere aiuto, hanno convinto la donna, soprattutto per preservare l’incolumità dei propri figli, a denunciare tutto ai carabinieri i quali, coordinati dal magistrato titolare dell’indagine, hanno raffigurato a carico del maltrattante un quadro probatorio che, recepito in toto  dal giudice, ne ha consentito l’arresto e la traduzione in carcere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenta
Il tuo commento verrà pubblicato previa approvazione. Soltanto il nickname sarà visibile a tutti gli utenti.