Pubblicato il 19/06/2014
ATTUALITÀ

Il Senato dà il via libera al Sistema di comunicazione satellitare MUOS. Respinte le mozioni M5S e Sel. La voce fuori dal coro di Mons. Peri



IL SENATO DÀ IL VIA LIBERA AL SISTEMA DI COMUNICAZIONE SATELLITARE MUOS. RESPINTE LE MOZIONI M5S E SEL. LA VOCE FUORI DAL CORO DI MONS. PERI– L’Assemblea di Palazzo Madama, nella seduta antimeridiana di giovedì 19 giugno, ha sostanzialmente dato il via libera al controverso Sistema di comunicazione satellitare MUOS di contrada Ulmo a Niscemi, accogliendo un ordine del giorno a firma dei sen. Granaiola (PD) e Di Biagio (PI) e respingendo le mozioni, contrarie al Muos, di M5S e SEL. Respinto anche un ordine del giorno della Lega Nord, che chiedeva di attivare un tavolo di coordinamento con le autorità militari americane preposte al comando del MUOS per accrescere l’efficacia delle attività di contrasto ai flussi migratori illegali. Singolare proposta: usare uno strumento di guerra contro chi scappa dalla guerra. 
L’ordine del giorno approvato, a firma dei sen. Manuela Granaiola (PD) e Aldo Di Biagio (PI), impegna – come si legge nel resoconto stenografico – il Governo «a rispondere alle preoccupazioni espresse dai cittadini; ad accelerare l’adozione di un sistema di monitoraggio dei campi elettromagnetici; a far rispettare il protocollo d’intesa tra Ministero della difesa e Regione siciliana per la produzione di emissioni a radiofrequenza; a prevedere misure di compensazione in caso di danni accertati alla popolazione; a prevedere l’immediata sospensione del sistema ove dal monitoraggio emergessero risultati nocivi per la popolazione e a presentare al Parlamento una relazione annuale».

LE MOZIONI NO MUOS DEL M5S E DI SEL – La mozione del sen. Vincenzo Santangelo (M5S) e altri impegnava il Governo «a verificare le conseguenze dell’istallazione di impianti satellitari sulla salute umana, sull’ecosistema, sulla qualità dei prodotti agricoli, sul diritto alla mobilità, allo sviluppo, alla sicurezza del territorio e a rendere effettiva la sospensione dei lavori per la realizzazione del MUOS».
La mozione della sen. Loredana De Petris (Misto-SEL) chiedeva al Governo di «attivarsi per sospendere l’esecuzione di ogni accordo bilaterale relativo alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare nella base militare di Niscemi, rimettendo ogni decisione al Parlamento previa informativa su caratteristiche, condizioni d’uso dell’impianto e costi delle basi militari statunitensi».

Il Sottosegretario di Stato per la Difesa Gioacchino Alfano (NCD) ha fatto presente che l’accordo bilaterale sul sito di Niscemi rientra tra gli obblighi di assistenza difensiva previsti dalla NATO. Secondo il rappresentante del Governo, «l’impianto satellitare, che non è sistema d’arma, non risponde esclusivamente a interessi statunitensi, ma riveste interesse strategico anche per l’Italia». Alfano ha ricordato che le infrastrutture militari non sono soggette a concessione edilizia e ha evidenziato che un documento dell’Istituto superiore di sanità nega l’esistenza di pericoli per la salute dei cittadini.

Ph. Giuliana Buzzone

Ph. Giuliana Buzzone

I NO MUOS: «SICILIA SCHIAVA DEGLI USA»  «Prima ci ammazzano e poi ci risarciscono». La battuta non nasconde la delusione e l’amarezza. Durissima è la reazione dei Comitati No Muos al voto con cui il Senato ha respinto le loro richieste portate in aula attraverso le mozioni presentate da M5S e SEL. Si trattava del primo passaggio in un’aula del parlamento della questione Muos, approdata a Palazzo Madama dopo mille difficoltà.  «Non sono state tenute in alcun conto – si legge in una nota ufficiale del Comitato No Muos di Niscemi e del Cordinamento dei Comitati No Muos – le richieste dei comitati No Muos riguardanti la salute umana, attraverso l’applicazione del principio di precauzione, l’impatto ambientale e l’utilizzo del sistema satellitare per scopi bellici da parte degli Stati Uniti. Un asservimento totale alla politica bellica degli Usa, una visione miope di fronte a quanto sta accadendo nel mondo e che relega la Sicilia e l’Italia all’eterna schiava del padrone americano». E, a testimonianza di ciò, vengono postate alcune foto di un marine americano: in una  si vanta di aver rubato la bandiera No Muos, che espone come trofeo. Il commento finale recita: «Ci prendiamo quello che vogliamo. Quando vogliamo». Nell’altra si vedono alcuni attivisti No Muos. Anche in questo caso il commento del militare Usa non ha bisogno di chiose: «Questi ragazzi sono stupidi», scrive. 

La mozione ha inoltre escluso i comitati No Muos da ogni luogo di dibattito, «delegittimando – secondo i No Muos – chi da anni si batte contro l’installazione delle parabole e delegando a rappresentare la popolazione gli stessi enti locali che l’hanno svenduta e tradita».

I No Muos inoltre accusano il sottosegretario Alfano di aver dato «un permesso implicito di cementificare, distruggere, inquinare insomma, anche dentro una sughereta». Ma i Comitati non si arrendono e annunciano battaglia, invitando a una manifestazione il prossimo 9 agosto alla Sughereta di Niscemi.

Calogero Peri 1MONS. PERI: UN VESCOVO FUORI DAL CORO  «L’Isola è coinvolta da questa decisione che ha ignorato ogni principio di autodeterminazione». Nel silenzio assordante o imbarazzato di gran parte dei politici siciliani sul tema, la voce fuori dal coro che si alza forte è quella di un vescovo. Non le manda infatti a dire mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, né si nasconde dietro i distinguo e la prudenza tipica di chi veste l’abito talare. Sono inequivocabili e dirette le sue parole. Sine glossa, conforme all’insegnamento di San Francesco, di cui il vescovo cappuccino è discepolo. In un’intervista concessa alla rivista cattolica «Città nuova», il vescovo calatino ribadisce quanto ha già più volte espresso in precedenti interventi. L’anno scorso, Il 14 giugno, la diocesi di Caltagirone, tramite l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, ha organizzato a Caltagirone anche un convegno sul tema “Questione Muos”.

«Il nostro territorio sopporta troppe aggressioni senza ricevere alcun vantaggio», ha affermato mons. Peri nell’intervista, citando oltre alla base di Niscemi le raffinerie di Priolo e Milazzo e il petrolchimico di Gela, che «continuano a inquinare con gli idrocarburi e i siciliani pagano la benzina più degli altri. C’è un’evidente volontà politica a che le cose vadano in questo modo». E chiarisce senza mezzi termini che «i grandi investimenti avviati spiegano il recedere di molti dissensi nel tempo».

Ammette, quindi, che i suoi confratelli sono “tiepidi” sulla questione: «Ne ho parlato con i confratelli della conferenza episcopale siciliana, ma mi hanno risposto che esistono pareri contrastanti sulla nocività delle antenne e questo è un dramma perché ci sono seri studi che confermano la pericolosità degli impianti e nel dubbio ci vuole un criterio di giudizio coerente. Dobbiamo aspettare la certificazione dei decessi nel tempo per essere sicuri del nesso eziologico tra malattie e antenne?». Poi va al nocciolo del problema: «Mi sembra incontrovertibile un fatto: la sede del Muos è un obiettivo militare sensibile a livello mondiale. Praticamente tutta l’Isola è coinvolta da questa decisione che ha ignorato ogni principio di autodeterminazione con la giustificazione della copertura del segreto militare. Si tratta di dispositivi che non appartengono all’Italia e i governi nazionali potevano opporsi offrendo motivazioni ragionevoli».

Ricorda che i medici di base di Niscemi, invitati al convegno del 2013 della diocesi «hanno denunciato la presenza di casi di leucemia in percentuale superiore alla media. Esistono statistiche che ogni sanitario può evidenziare dai propri archivi».

382525_10200357974735394_1185040118_n“La libertà ha un prezzo”, ha detto il presidente americano Obama. Ma mons. Peri non ci sta a prendere scorciatoie giustificazioniste, magari ricorrendo alla teoria del “male minore”.«Bisogna capire – afferma – chi e come deve pagare il sacrificio e in cosa consista. La nostra vita?». E respinge pure come ormai inadeguato il concetto di “guerra giusta”, che pure per anni è stato sostenuto dalla morale cattolica: «Innanzitutto il concetto di guerra giusta non è più sostenibile ed è strumentalizzabile da ogni parte in causa. Di fronte al pericolo ci sono le “mamme no Muos” che dicono: “preferiamo esporre la nostra vita piuttosto che quella dei nostri figli”. Resta inspiegabile questa incertezza sulla reale nocività di strumenti destinati ad esercitare il controllo satellitare su un quarto del pianeta, quando si discute della pericolosità di quelle dei telefonini. Giustamente si stanno smantellando quelle della Radio Vaticana, ma queste non sono neanche paragonabili con quelle del Muos».

Infine invita alla speranza e a saper guardare al problema con mentalità nuova: «Davanti al gigante di fronte al quale non si può far niente, bisogna saper vincere il senso opprimente della rassegnazione impedendo che si compia un triste destino per questa terra giustamente definita la “perla del Mediterraneo”. Bisogna sostenere chi reagisce di fronte ad un silenzio voluto da chi ha forti interessi in gioco da salvaguardare. Ma la questione Muos, con la guerra affidata ai droni, mette in evidenza l’emergere di problemi nuovi che non possiamo gestire con criteri antichi. Non è un problema locale, ma del destino dell’umanità che deve chiedersi a quali meccanismi sono affidati le scelte concrete e decisive sulla guerra e la pace. E su questo punto la Chiesa è chiamata a ribadire la centralità dell’essere umano e la sua responsabilità».


VIDEO. Mons. Peri e la “Questione Muos”. Intervista al Sette e Mezzo del 14.06.2013

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