Pubblicato il 09/05/2014
ATTUALITÀ

A tre anni dal crollo del ponte ferroviario Caltagirone – Niscemi non si registrano segnali concreti di sblocco mentre i pendolari pagano tutti i disagi.



E con questo sono tre gli anni che sono passati da quandol’8 maggio 2011, una domenica mattina, alle 10.30 il ponte ferroviario sulla tratta Caltagirone – Niscemi si schiantò sulla S.P. 39, un’importante arteria stradale molto transitata dai cittadini che quotidianamente si spostano per motivi di studio e di lavoro fra le due città. In quest’ultimo anno le sole notizie che si registrano sono il dissequestro dell’infrastruttura, il bando per la demolizione della parte restante del ponte e lo smaltimento del materiale di risulta ed il bando per lo smantellamento degli impianti di telefonia GSMR.

Il presidente dell’RFI  Dario Lo Bosco recentemente interpellato rimanda ogni decisione agli esiti delle indagini commissionate all’Italfer sullo stato di conservazione dei restanti 11 ponti simili a quello crollato per valutare l’eventuale demolizione o procedere con interventi di altro genere. Per quanto riguarda i costi degli interventi RFI chiama in causa anche la Regione Sicilia che sembra più interessata alla tratta Licata-Gela-Vittoria-Comiso.

Con interrogazione N°1145 l’on. Francesco Cappello ha chiesto alla Presidenza della Regione  notizie sullo stato delle indagini sull’interruzione del pubblico servizio tramite trasporto ferroviario per quanto i collegamenti vengono assicurati tramite trasporto sostitutivo con autobus. L’assessore Bartolotta afferma che “dai primi risultati degli approfondimenti peritali, al momento, si calcola come prioritaria la necessità di indagare l’affidabilità statica dei manufatti di medesima conformazione strutturale presenti nella tratta (…) al momento non si possono fare previsioni attendibili sui costi, comunque estremamente rilevanti, e sui tempi, certamente non brevi, occorrenti per il ripristino della circolazione ferroviaria”.

Legambiente, da anni impegnata per una politica infrastrutturale che privilegi il trasporto pubblico rispetto alla mobilità privata, esprime tutta la sua preoccupazione per le lungaggini che si frappongono alla riapertura della tratta ferroviaria, l’ing. Anita Astutosegretaria del circolo di Legambiente Caltagirone lamenta che “ dopo il crollo del ponte ferroviario, la quota di trasporto merci che dal petrolchimico di Gela veniva smistato tramite la rete ferroviaria Gela – Catania, adesso è trasportata tramite autobotti lungo la S.S. 417 con il conseguente intasamento di questa strada già di per sé molto trafficata”.

L’ing. Carlo Boero presidente dell’associazione degli ingegneri del calatino afferma che “per lo sviluppo del territorio del calatino bisognerà puntare molto sull’infrastruttura ferroviaria. La ricostruzione del ponte potrà dare nell’immediato uno sbocco occupazionale agli operai edili che stanno pagando un alto prezzo con la crisi edilizia. Ma alla ricostruzione del ponte dovrà seguire una revisione della tratta ferroviaria da trasformare in una sorta di metropolitana di superficie per collegare l’aeroporto di Catania con quello di Comiso. Il bacino di utenza di circa 300.000 abitanti rende compatibile l’investimento con i costi di esercizio.”

Sabato 10 maggio, dalle 10.30 alle 12.00, ci sarà un sit in sui luoghi del crollo organizzato dal Comitato pendolari unitamente al C.I.U.Fe.R (Comitato Italiano Utenti Ferrovie Regionali) e all’Associazione Ferrovie Siciliane per chiedere il  ripristino delle rete ferroviaria sulla Catania-Caltagirone-Gela.

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