Pubblicato il 05/04/2018
AMBIENTE

Processo Muos, assolti i 4 imputati: “Il fatto non sussiste”



Doccia fredda sul Movimento No Muos.  Assolti i quattro imputati a rito abbreviato perché il fatto non sussiste”. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza”, commenta laconicamente il legale dell’associazione “Rita Atria” Goffredo D’Antona.


di Giacomo Belvedere


Il Muos non è abusivo. Così ha stabilito, al termine del giudizio abbreviato, in camera di consiglio, il giudice monocratico Cristina Lo Bue, che ha letto il dispositivo della sentenza alle 13.30. Assolti tutti i quattro imputati “perché il fatto non sussiste” e “rigetto della richiesta di confisca della struttura”.

Era una sentenza molto attesa, oggi, sul Muos, il contestato sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense sito in contrada Ulmo a Niscemi. A processo erano  quattro dei sette imputati, accusati di aver edificato l’impianto del Muos “senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa”. Oggi l’udienza penale, prevista alle 9.30 è slittata alle 11.30. Non c’è stata la replica del Procuratore. Alle 13.30, al termine del giudizio abbreviato, in camera di consiglio, il giudice monocratico Cristina Lo Bue  ha letto il dipositivo. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza”, commenta laconicamente il legale dell’associazione “Rita Atria” Goffredo D’Antona.

La Procura di Caltagirone aveva chiesto un anno di arresto e 20 mila euro di ammenda ciascuno, oltre alla confisca della struttura. Il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera si è sempre detto convinto dell’assoluta inedificabilità dell’area in cui sono state costruite le tre parabole: di qui la richiesta di condanna per Giovanni Arnone, che dirigeva l’Assessorato regionale territorio e ambiente della regione Sicilia e siglò il procedimento di autorizzazione del Muos; Mauro Gemmo, presidente della Gemmo SPA, ditta vicentina, general contractor con il governo americano, che ricevette  l’assegnazione dei lavori dal cittadino americano Gelsinger, (la Gemmo fu nel 2008 finanziatrice con 15 mila euro del Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo); la titolare della Calcestruzzi Piazza Srl Concetta Valenti e il responsabile della PB Costruzioni Carmelo Puglisi.

Per la vicenda Muos sono in attesa di giudizio altri tre imputati, rinviati a processo, con rito ordinario, con la medesima accusa di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale: la responsabile di LAGECO, Adriana Parisi, ditta che si è aggiudicata l’appalto del 2007 per la costruzione del Muos e che insieme alla GEMMO S.P.A. formò una A.T.I., denominata “Team Muos Niscemi”; il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi e la rappresentante legale Maria Rita Condorelli della C.R. Impianti Srl. La prima udienza del processo si è celebrata ieri.

È stata stralciata, invece, la posizione di un ottavo imputato, Mark Andrew Gelsinger, in quanto competente a decidere è l’autorità americana.

Più volte il Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, che a suo tempo ordinò il sequestro dell’impianto, poi dissequestrato dal tribunale del Riesame di Catania, e che ha traghettato la delicata inchiesta sino al rinvio  a giudizio per i sette indagati, ha ribadito il suo convincimento che la struttura fosse abusiva. «Noi riteniamo – dichiarò ai nostri microfoni il 4 giugno 2016 –  che il Muos sia stato realizzato in una località dove vi è un vincolo di inedificabilità assoluta. Noi abbiamo una sentenza della Cassazione che è chiarissima sul punto».

INTERVISTA G. D’ANTONA


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