Pubblicato il 24/11/2018
RELIGIONE / DIOCESI
ph. Il Sette e Mezzo

Caltagirone, il 2019 sarà un anno sturziano: a 100 anni dall'appello “Ai liberi e forti” e 60 anni dalla morte di don Sturzo



«Il prossimo anno, - dichiara il Vescovo - che si aprirà il 18 gennaio 2019 - ricorrenza centenaria dell’appello “Ai liberi e forti”– saremo chiamati a vivere un anno sturziano, con eventi, occasioni e opportunità culturali e pastorali». Don Sturzo, per il quale si è chiusa a fase diocesana del processo di beatificazione, morì l’8 agosto del 1959. Il 19 gennaio 2019 l'appello “Ai liberi e forti” inaugurò la stagione del cattolicesmo politico, che con il Partito Popolare, prima, e la Democrazia Cristiana, dopo, ha fortemete segnato la storia dell'Italia.


Il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, l'aveva preannunciato in piazza Municipio, il 25 luglio, al momento di benedire la città con la reliquia del Santo Patrono S. Giacomo: il 2019 sarebbe stato un Anno sturziano. Ricorrono, infatti, i 60 anni dalla morte e i 100 anni dall'appello “Ai liberi e forti”. Don Luigi Sturzo si spegneva a Roma l’8 agosto del 1959. Il 18 gennaio 2019 il sacerdote calatino aveva inaugurato con l'appello “Ai liberi e forti” la stagione del cattolicesmo politico, che con il Partito Popolare, prima, e la Democrazia Cristiana, dopo, ha fortemete segnato la storia dell'Italia.


«Il prossimo anno - dichiara il Vescovo -, che si aprirà il 18 gennaio 2019 - ricorrenza centenaria dell’appello “Ai liberi e forti”– saremo chiamati a vivere un anno sturziano, con eventi, occasioni e opportunità culturali e pastorali, che illustrino adeguatamente lo spessore della sua personalità, della sua grandezza umana, sociale e culturale, ma soprattutto della sua testimonianza di Santità, che la Chiesa si appresta a riconoscere solennemente, coinvolgendo nella preghiera e nel doveroso omaggio alla sua santità, la Chiesa diocesana e la intera comunità Calatina, di cui Luigi Sturzo è figlio illustre e modello da imitare e invocare».

Per il prete di Caltagirone il 24 novembre del 2017, nella Sala della Conciliazione del Vicariato a Roma, si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione; si è ormai in attesa che la Congregazione dei Santi riconosca e proclami le virtù eroiche che preludono alla sua canonizzazione come Servo di Dio.


«L’invito a farne memoria in tutte le celebrazioni eucaristiche – aggiunge mons. Calogero Peri - vuole sottolineare, oltre che lo spessore umano, sociale e culturale a tutti noto, anche la dimensione spirituale, sacerdotale ed ecclesiale, che ha saputo vivere ed esprimere con l’esercizio eroico delle virtù cristiane che la Congregazione dei Santi si appresta a riconoscere con apposito decreto, e che Papa San Giovanni Paolo II ebbe a sottolineare opportunamente segnalandolo al popolo cristiano, e soprattutto a questa nostra terra di Sicilia, come “esempio di preclare virtù sacerdotali”. Perciò la nostra Chiesa, grata al Signore per il dono di questo uomo di Dio, sente il dovere di proporre con azione opportuna alla venerazione dei fedeli questo “modello di santità” in un tempo in cui questi valori legati al vivere comune subiscono perniciose involuzioni e smentite».


Sacerdote esemplare, intelligenza insigne e multiforme, voce vivace e profeticamente visionaria, capace di leggere con lungimiranza le vicende del suo tempo, ha segnato con la forza della sua personalità e del suo impegno sociopolitico la prima parte del XX secolo, con la lucidità di una intelligenza credente capace di coniugare senza discontinuità l’amore di Dio e quello per i fratelli.

Nato a Caltagirone il 26 novembre del 1871, fu ordinato sacerdote nel 1894 per le mani del Vescovo Mons. Saverio Gerbino nella Chiesa del SS.mo Salvatore, dove oggi, nel mausoleo a lui dedicato, sono custoditi i suoi resti mortali. Dopo aver completato a Roma i suoi studi, maturò la sua "conversione sociale", che lo avrebbe caratterizzato per tutta la sua lunga e laboriosa esistenza, benedicendo le case nel ghetto di Roma, secondo la consuetudine della benedizione pasquale, che gli fece toccare con mano molte povertà e umane miserie.


Non dunque soltanto a seguito di una elaborazione teoretica astratta, ma dedizione piena che lo impegnò “politicamente” nel servizio alla collettività con l’esperienza amministrativa come prosindaco a Caltagirone, sua città natale, dove investì fruttuosamente le sue intuizioni e abilità pratiche; nella successiva elaborazione di un progetto di impegno politico attivo dei cattolici italiani nella vita pubblica, con la fondazione del Partito Popolare; e infine dando forma concettualmente compiuta nelle sue vaste e numerose opere, con una riflessione teoretica intellettualmente intensissima, che trovò forma compiuta e maturità nei lunghi anni del suo esilio (in Francia, Inghilterra e poi negli USA) con una approfondita e magistrale elaborazione e ricerca.


Fermo restando il caposaldo fondamentale della sua vita che fu la dichiarata assoluta priorità della sua identità sacerdotale - “prete innanzitutto” –, rivendicò senza cedimenti il senso profondamente evangelico della giustizia e l’amore per i poveri, che furono le coordinate irrinunciabili sulle quali il “piccolo prete di Caltagirone” costruì fin dalla primissima giovinezza il suo disegno apostolico, che lo indusse a farsi promotore instancabile di iniziative sociali, culturali e politiche ad ogni livello, in un percorso esemplare di integrità e coerenza e modello luminoso di impegno su molti fronti e ad ogni livello.

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